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I miei eroi della corsa, parte I

La società sportiva a cui sono orgogliosamente iscritto organizza ogni mese in occasione del plenilunio un'uscita tra le montagne o i colli della zona, aperta a tutti. E' una occasione divertente, se il cielo è limpido a volte non c'è nemmeno bisogno della lampada frontale: i prati sono illuminati quasi a giorno, il paesaggio e la luce sono davvero irreali.

Senza la luce della luna però le cose diventano un attimo più complesse. Correre in un bosco, - magari da soli — nel silenzio e al buio non è propriamente piacevole. Chiudere gli occhi anche solo per 5 secondi fa perdere equilibrio, velocità e orientamento. A volte la penombra o il buio eccessivo non mi fa trascorrere un'uscita serena.

I pensieri diventano sempre più cupi nel buio, persino quando si corre per rilassarsi.

Uno, due, tre, quattro, cinque. Però poi si aprono gli occhi, si cercano strade illuminate, si accende la lampada frontale, si prova a fare 4 chiacchiere con qualcuno o si puliscono gli occhiali appannati dal sudore.

I miei due eroi


E' proprio durante queste uscite di luna piena che ho incontrato questi due signori, uno è un non vedente, l'altro la sua guida. Non so nemmeno come si chiamino, spero un giorno di avere l'occasione di presentarci.

Vederli correre insieme è un'esperienza davvero unica e difficile, visto che stare dietro a loro due è davvero un'impresa " mi asfaltano almeno un paio di volte per uscita. Corrono sul serio. Con una semplice cordicella e con la prontezza uno guida l'altro: ogni singolo sasso, curva, ostacolo è superato da entrambi con una facilità e una velocità che mi lascia ogni volta allibito.

Lo so, è tutta una questione di fiducia — ma fosse facile: quello che è scontato e lampante per uno non lo è per l'altro. Giusto ieri sera ho provato a correre in un boschetto, cercando di identificare ogni singolo ostacolo e trovare la definizione giusta nel minor tempo possibile, proprio quando il cervello è in debito di ossigeno. Ci sono i sassi (grandi, piccoli, stabili e instabili?), le scarpate, le curve (strette, larghe, a gomito?) i condotti di scolo, le barriere delle piste pedonali: speravo di trovare on-line una guida o un dizionario sulle convenzioni usate nella corsa assistita per non vedenti ma non c'è nulla. Dicono che basta solo la fiducia, l'attenzione e l'amicizia.

Ad un certo punto durante la corsa sono uscito dal sentiero per tuffarmi in una più accogliente strada illuminata che tagliava una tristissima zona industriale del mio paese, sentendomi (quasi) sollevato. Al buio tutto diventa dannatamente difficile.

Tempo fa mi sono imbattuto in un sito, forse l'unico in lingua italiana, dove tra l'altro è possibile registrarsi e lasciare il proprio nominativo per diventare una guida sportiva per non vedenti, il punto di incontro tra le domande e offerte: ci sono tante storie di maratoneti, ironman e semplici podisti legati ad un cordino e soprattutto ad un'altra persona " coppie che hanno ottenuto risultati incredibili, che io "da cosiddetto normodotato" non raggiungerò mai.

Mi sono registrato ma non sono stato ancora chiamato nemmeno per una corsetta di riscaldamento. Del resto io ci vedo, ma mica sono veloce.